Maryps's Blog

Omaggio ad una grande giornalista.

anna-politkovskaya

“In Russia dove una cinquantina di famiglie di primo piano della nomenclatura si sono appropriate dell’enorme apparato industriale russo, si sono vissuti anni durissimi, durante i quali molto lentamente l’economia si è rimessa in moto, negli altri Paesi dell’ex blocco sovietico è successo presso a poco lo stesso, ma la difficoltà di passare da un sistema protetto anche se antidemocratico ad uno competitivo e selettivo sono state devastanti sul piano sociale ed umano.

In pochi hanno avuto il coraggio di scrivere il disagio di quelle generazioni che si sono trovate di fatto impreparate di fronte al “libero” mercato, gettate improvvisamente senza più alcuna tutela in mezzo ad una strada, derubate del loro posto di lavoro e delle aziende per cui lavoravano.

Migliaia sono state le vittime di quel cruento capovolgimento della società verso una economia liberista; vittime della droga, dell’alcolismo, dell’emarginazione, della criminalità.

La più coraggiosa cronista di quel passaggio storico Anna Politoskaja che denunciò le prevaricazioni, le ingiustizie, la violenza di quei drammatici anni è stata barbaramente assassinata e nessuno ha avuto più il coraggio di tornare sull’argomento.”

L’Orrore Economico di Viviane Forrester

“Ci sono stati, certamente, tempi di più amara desolazione, di miseria più aspra, di atrocità senza misura, di crudeltà infinitamente più ostentate; non ce ne sono mai stati di così freddamente, così generalmente, così radicalmente pericolosi.
Se la ferocia sociale è sempre esistita, aveva però dei limiti imperiosi, perché il lavoro prodotto dalle vite umane era indispensabile ai titolari della potenza. Non lo è più; è al contrario diventato ingombrante. E questi limiti crollano. Riusciamo a capire che cosa significa tutto questo? Mai l’insieme degli esseri umani è stato tanto minacciato nella sua sopravvivenza.”

Manuale di sopravvivenza: Come difendersi dai pesticidi

Come difendersi dai pesticidi

Informati e denuncia alle autorità gli abusi degli imprenditori senza scupoli

Scarica_QUI il_manuale in pdf

Circondati da vigneti irrorati da tonnellate di veleni; scuole, fabbriche e abitazioni vivono sotto assedio di imprenditori senza scrupoli.
I fitofarmaci ed i veleni usati in agricoltura senza alcun controllo inquinano l’aria, le falde acquifere e il ciclo alimentare, i tumori e la mortalità sono in evidente aumento, le dimensioni del fenomeno sotto i nostri occhi, ma le autorità preposte continuano vergognosamente a sottovalutare il rischio enorme cui tutti noi siamo sottoposti, confortate, al solito,  da statistiche manipolate e compiacenti.

Il profitto viene prima di ogni altra cosa, il mercato prevale sulla salute dei cittadini e noi ci scopriamo vittime predestinate  di un sistema perverso dedito a mercificare ogni aspetto della nostra vita quotidiana.

Lo sfruttamento del lavoro in epoche diverse

La situazione nel Medioevo

Un estratto dal libro il mutuo appoggio di S. Kropotkin 

 

………………… ma la stessa cosa è pur vera per tutto il resto d’Europa come lo mostrano le ricerche del Falke e del Schönberg, come molti altri dati. Nel secolo XV un muratore, un carpentiere, o un fabbro ferraio era pagato ad Amiens 4 sold il giorno, ciò che corrispondeva a quarantotto libbre di pane, od all’ottava parte d’un piccolo bue. In Sassonia il salario del Geselle nei lavori di costruzione, era tale, per servirmi delle parole del Falke, che egli poteva comprare con i guadagni di sei giorni tre montoni ed un paio di scarpe.

I doni degli operai (Geselle) alle cattedrali sono pure una testimonianza del loro relativo benessere, per non dire dei doni magnifici di certe corporazioni d’artigiani, nè di ciò che avevano costume di spendere in feste ed in banchetti. Più conosciamo la città del Medioevo, e più ci accorgiamo che in nessun tempo il lavoro à goduto d’una prosperità e d’un rispetto pari ai tempi fiorenti di quest’istituzione.

Vi è di più; non soltanto molte aspirazioni dei moderni radicali erano già attuate nel Medioevo, ma idee che oggi sono trattate come utopie erano allora accettate come indiscutibili realtà. Si ride quando noi diciamo che il lavoro deve essere piacevole, ma «ciascuno deve trovar piacere nel proprio lavoro», dice una ordinanza di Kutteberg nel Medioevo, «e nessuno potrà, che non faccia niente (mit nichts thun), appropriarsi di ciò che altri ànno prodotto con il loro studio ed il lavoro, poiché le leggi devono proteggere lo studio ed il lavoro».

In occasione delle attuali discussioni sulle ore di lavoro giornaliero, sarà bene anche rammentare un’ordinanza di Ferdinando primo, relativa alle miniere imperiali di carbone, che regolava la giornata del minatore ad otto ore «come era costume in altri tempi» (wie vor Alters her kommen), ed era vietato lavorare il pomeriggio del sabato.

Più di otto ore di lavoro erano molto rare, ci dice il Janssen, ma meno di otto ore era un fatto comune.

In Inghilterra nel secolo XV, dice Rogers, «gli operai non lavoravano che quarantotto ore la settimana». Così pure, la mezza giornata di riposo del sabato, che consideriamo come una conquista moderna, era in realtà una istituzione antica del Medio Evo.

la situazione all’inizio della rivoluzione industriale:

 

Con l’avvento della rivoluzione industriale ed il mutare delle condizioni di lavoro, nasce la classe operaia, il cosiddetto proletariato urbano. Questo, privo di protezione ed esposto al rischio permanente della disoccupazione, dal momento che l’abbondante manodopera permetteva agli imprenditori di licenziare quando volessero, era sottoposto a condizioni di lavoro durissime.

Le macchine, che non erano più alimentate da energia umana, ma da fonti esterne, non avevano teoricamente più bisogno di soste ed imponevano ritmi di lavoro costanti. Un operaio dunque compiva meccanicamente lo stesso lavoro per 12/ 16 ore al giorno, in pessime condizioni igieniche e con un salario appena sufficiente per vivere. Questi lavoratori erano dei veri e propri “schiavi”, imprigionati in afose fabbriche alte otto piani fino a sera, senza un attimo di riposo salvo i tre quarti d’ora del pasto. Il fatto che il lavoro dell’operaio consistesse semplicemente nella prolungata esecuzione di facili e monotone operazioni e non servisse più essere dotati di forza fisica, allargava la possibilità di impiego anche a donne e bambini, pagati ancora meno degli uomini..

Fino alla metà del sec. XIX i tre quarti circa della manodopera impiegata nella fabbriche tessili inglesi erano donne e ragazzi fra i dieci e i diciotto anni. I dati seguenti si riferiscono agli operai dell’industria cotoniera inglese nel 1835:

Uomini

     Donne      Giovani (13-18 anni) Bambini
58.053      67.824      65.486 28.771

Tutta la vita dell’operaio veniva assorbita dalla fabbrica, dove il ritmo di lavoro era automaticamente imposto dalla macchina. Egli finiva col diventare uno strumento di produzione, asservito ad un meccanismo produttivo sul quale non poteva esercitare alcun controllo. Inoltre le terribili condizioni di vita portavano all’aumento del degrado e della criminalità nei tetri, malsani e sovraffollati centri industriali, dove l’assenza di servizi pubblici e di misure igieniche era quasi totale: si trattava di veri e propri agglomerati di case, sorte senza ordine, senza un piano preciso, senza il minimo rispetto per l’uomo e per la natura.

la situazione ai nostri giorni in alcuni paesi in via di sviluppo

Cina:

(da una ricerca effettuata dagli studenti del liceo Berchet di Milano)

“Minorenni alla catena di montaggio, fabbriche gestite come carceri, salari che bastano appena a sopravvivere, operai avvelenati dalle sostanze tossiche, una strage di incidenti sul lavoro.
Alla Kingmaker che produce per la Timberland , gli operai dicono di non sapere neppure “se esiste un sindacato; i rappresentanti dei lavoratori sono stati nominati dai dirigenti della fabbrica”.  Per confezionare un paio di Timberland, vendute in Europa a 150 euro, nella città di Zhongshan un ragazzo di 14 anni guadagna 45 centesimi di euro. Lavora 16 ore al giorno, dorme in fabbrica, non ha ferie né assicurazione malattia, rischia l’intossicazione e vive sotto l’oppressione di padroni-aguzzini. Per fabbricare un paio di scarpe da jogging Puma una cinese riceve 90 centesimi di euro: il prezzo in Europa è 178 euro per il modello con il logo della Ferrari. Nella fabbrica-lager che produce per la Puma i ritmi di lavoro sono così intensi che i lavoratori hanno le mani penosamente deformate dallo sforzo continuo. L’impresa di Zhongshan si chiama Kingmaker Footwear, con capitali taiwanesi, ha 4.700 dipendenti di cui l’80% donne. Ci lavorano anche minorenni di 14 e 15 anni. La maggioranza della produzione è destinata a un solo cliente, Timberland. Le testimonianze dirette sui terribili abusi perpetrati dietro i muri di quella fabbrica sono state raccolte dall’associazione umanitaria China Labor Watch, impegnata nella battaglia contro lo sfruttamento dei minori e le violazioni dei diritti dei lavoratori. Di fronte a queste rivelazioni il quartier generale della multinazionale ha dovuto fare “mea culpa” e ha ammesso che è a conoscenza che quella fabbrica ha avuto dei problemi relativi alle condizioni di lavoro, sono disposti a impegnarsi per aiutare i proprietari della fabbrica a migliorare. I “problemi relativi alle condizioni di lavoro” però non sono emersi durante le regolari ispezioni che la Timberland fa alle sue fabbriche cinesi (due volte l’anno), né risultano dai rapporti del suo rappresentante permanente nell’azienda.”

     L’organizzazione americana Chinalabor watch a più riprese ha denunciato le condizioni di lavoro e i bassi salari cui sono sottoposti i lavoratori cinesi che lavorano per le multinazionali di tutto il mondo:

     Queste le contestazioni ricorrenti emerse durante le indagini svolte presso le factory cinesi che producono per i brands più famosi:

– L’orario di lavoro giornaliero ufficiale è di 8 ore, ma nella realtà lo straordinario  di almeno due ore giornaliere è obbligatorio.

– La produttività richiesta costringe a turni di lavoro massacranti.

– Le condizioni igieniche dei dormitori è precaria e del tutto insoddisfacente.

– L’assistenza sanitaria è inesistente.

– L’impiego di minori è alquanto diffuso.

– Lo stipendio garantisce a malapena la sussistenza.

– Le organizzazioni sindacali non esistono o sono conniventi con la proprietà.

– I lavoratori possono nella realtà essere licenziati per qualsiasi motivo e    senza preavviso.

– Sono diffuse pratiche di mobbing e punizioni di vario genere.

– Il numero di lavoratori che si suicidano è molto alto tra i lavoratori di queste aziende subfornitrici.

 

India

(La denuncia è stata fatta dall’organizzazione Human Right Watch)

Nel Paese Indiano è molto diffuso il lavoro minorile, nel settore della produzione della seta vengono impiegati bambini dai 5 ai 12 anni in turni di lavoro anche di 12 ore giornaliere, questi bambini vengono spesso strappati alle loro famiglie che non sono in grado di onorare i prestiti ricevuti e che in cambio danno i loro figli in mano ad imprenditori senza scrupoli.

Cresceranno senza istruzione, senza sogni e senza un sorriso, invecchieranno e vivranno come schiavi per tutta la loro vita, segnati nel fisico e nello spirito.

Indonesia, filippine, Sri Lanka

Nell’area realizzano prodotto per il settore sportware, si produce per tutti i marchi noti e tanto sponsorizzati dai ns. divi delle sport.

Ecco in breve i soprusi cui debbono sottostare i lavoratori di queste nazioni:

–          Lo stipendio viene spesso cottimizzato (si paga per i pezzi prodotti e non per il tempo impiegato)anche se le leggi locali lo vietano.

–         I lavoratori vengono spesso assunti a tempo determinato e per brevi periodi subendo così il ricatto del mancato rinnovo del contratto.

–         Il salario spesso è inferiore a quello minimo di legge.

–         Il lavoro straordinario è forzato e non volontario come prescrive la legge.

 

La ricchezza si accumula e la povertà dilaga

“guasto è il mondo, preda di mali che si susseguono, dove la ricchezza si accumula e gli uomini vanno in rovina”

Oliver Goldsmith (1770)

Lago di Garda

Quanto vorrei che i miei amici fossero per un attimo accanto a me e potessero godere della vista che mi sta dinanzi.

Goethe

I nuovi dissidenti

Manuale di sopravvivenza intellettule

LIBRO VIOLA

L’obbiettivo di questo saggio è innanzitutto cercar di capire chi e come ha potuto ridurre in queste deprecabili condizioni il genere umano, come esso ha perso la sua prerogativa di pensare e programmare il futuro per diventare di fatto solo un meccanismo di un sistema dedito a divorare il pianeta mercificando e sfruttando ogni cosa: lavoro, ambiente, risorse e che ha come obbiettivo la sola produzione su larga scala di oggetti prevalentemente inutili, palliativi che annientano e oscurano sia la coscienza individuale che quella collettiva.
Ma il desiderio di cambiamento deve trovare riscontro nel nostro comportamento, nel rifiuto, non solo simbolico ed intellettuale, di questo ordine mondiale imposto dal capitalismo estremo, ecco allora otto semplici regole comportamentali per cambiare il nostro destino, sconfiggere inesorabilmente i nostri aguzzini e far saltare le regole di questo sistema perverso fatto di gabellieri e sfruttatori.

Anonimo Veneto – Ebook scaricabile da Amazon.it

Ingo Schulze

“Da circa tre anni non scrivevo più articoli, perché non so più che altro scrivere. È tutto così lampante: la soppressione della democrazia, la crescente polarizzazione sociale ed economica tra poveri e ricchi, la rovina dello Stato sociale, la privatizzazione e con essa la monetizzazione di ogni ambito di vita (dell’istruzione, della sanità, dei trasporti pubblici ecc.), la cecità di fronte all’estremismo di destra, lo sproloquiare dei media, che parlano senza sosta per non dover parlare dei problemi reali, la censura scoperta o mascherata (ora come rifiuto diretto, ora sotto forma di audience o format) e tutto il resto.
Gli intellettuali tacciono. Dalle università non si sente nulla, nulla dai pionieri del pensiero, qua e là qualche sporadico baluginio, poi di nuovo il buio.
Posso solo ripetere il luogo comune: i profitti vengono privatizzati, le perdite socializzate. E vorrei poter citare dei controesempi.”

Nuovo Millennio

Oggi viviamo la logica conseguenza dell’assurdità ultraliberale che, volendo affrancare l’individuo da ogni legame collettivo, è riuscita solo a creare un nano impaurito e inquieto, che cerca la sicurezza nella deificazione e nell’accumulo del denaro.

E. Todd